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Epatite: Domande e Risposte

Nota bene: questa pagina è in corso di aggiornamento per maggiori informazioni sull’epatite virale e, sopratutto, sulla terapia dell’epatite cronica C consigliamo di consultare il sito http://www.infettivibrescia.it
Cos’è l’epatite?
L’epatite e’ un infiammazione del fegato che può manifestarsi sia in forma acuta che cronica.

Quali sono le cause dell’epatite?
Diversi agenti, infettivi e non, possono causare l’epatite.
Tra i più frequenti: alcuni virus, l’alcol (che oltre a una forma di epatite acuta puo’ con maggior frequenza produrre malattie infiammatorie croniche del fegato come la cirrosi), alcuni farmaci.

Quali sono i virus che provocano l’epatite?
I virus che piu’ frequentemente producono epatite sono: il virus A (epatite A), il virus B (epatite B), il virus C (epatite C), il virus delta (epatite delta), il Citomegalovirus, il virus di Epstein-barr (mononucleosi).

Come si prende l’epatite “A”?
La diffusione dell’epatite A, a trasmissione fecale-orale, è favorita dalle scarse condizioni igieniche e dal sovraffollamento. Il virus si trasmette attraverso l’ingestione di alimenti contaminati da feci infette (frutti di mare crudi contaminati, verdura cruda mal lavata o lavata con acqua contaminata, acqua di pozzo contaminata). A rischio di contrarre questa infezione sono coloro che si recano in paesi con insufficienti norme igienico sanitarie. Fonte di infezione comune sono infatti i viaggi in aree in cui HAV è diffuso nella popolazione.
Generalmente l’epatite A guarisce perfettamente entro 1-12 mesi; rari sono i decessi, dovuti ad epatite fulminante.
L’epatite A non causa epatite cronica, ma può aggravare un’ infezione da altri virus che danno epatite cronica.
Per questo i soggetti affetti da epatite cronica o a rischio di contrarre epatiti dovrebbero vaccinarsi per l’epatite A (è disponibile un vaccino costituito da virus inattivato somministrabile in 2 dosi a distanza di 6-12 mesi che conferisce immunità duratura).
Chi non è vaccinato può evitare di contagiarsi con il virus A lavando accuratamente gli alimenti o evitando di consumarli crudi o di bere acqua non imbottigliata.

Come si prende l’epatite “B”?
L’epatite B si trasmette attraverso sangue, liquidi corporei, saliva, sperma, secrezioni della cervice uterina e quindi attraverso:
siringhe, spazzolini da denti, rasoi, limette per unghie, forbicine, insomma, attraverso tutto ciò che taglia se usato promiscuamente (condiviso o riutilizzato senza opportuna sterilizzazione);
rapporti sessuali non protetti (senza preservativo);
dalla madre al figlio (trasmissione perinatale);
trasfusioni di sangue o emoderivati infetti.
Quest’ultima eventualità risulta molto rara perchè oggi, in Italia, il sangue subisce minuziosi controlli che lo rendono sicuro per chi lo riceve.
In più di 1/3 dei casi, tuttavia, non si rileva un rischio infettivo chiaramente identificabile.
Naturalmente questi contatti per essere pericolosi per un eventuale contagio devono avvenire con persone infette, anche se non necessariamente ammalate.
Contro l’epatite B esiste un vaccino sicuro ed efficace che da alcuni anni viene somministrato a tutti i bambini. L’immunità tuttavia non dura per tutta la vita per cui è utile effettuare un richiamo dopo 5-10 anni.

Come si prende l’epatite “C”?
L’epatite C si trasmette come l’epatite B.
La trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza o il parto e la trasmissione per via sessuale sono tuttavia molto meno frequenti.

Chi deve fare più attenzione a non infettarsi?
Politrasfusi.
Persone che usano siringhe per autoiniettarsi farmci o droghe.
Dializzati.
Personale Sanitario con frequenti esposizioni a sangue.
Familiari conviventi di soggetti portatori di virus B.
Partner sessuali di soggetti portatori di virus B e C.
Tutti coloro che usano per motivi di lavoro strumenti appuntiti o taglienti e che possono venire a contatto con sangue altrui (estetiste, barbieri, tatuatori, agopuntori, callisti ecc.)

Quali sono le conseguenze dell’infezione da virus dell’epatite?
Una persona che si è infettata con il virus dell’epatite B può anche non presentare sintomi di malattia, anzi un certo numero di persone eliminano il virus sviluppando immunità verso successive infezioni. Può anche succedere che la persona infettata diventi portatrice cronica del virus senza presentare alcun disturbo, ma potendo trasmettere l’infezione ad altri. In casi piu’ sfortunati invece il paziente si ammala.
L’epatite B contrariamente all’epatite A può manifestarsi sia in forma acuta che cronica.
L’epatite acuta nella maggior parte dei casi guarisce perfettamente e il paziente diventa immune nei confronti della malattia, cioè non la ricontrarrà più.
In casi molto rari è tuttavia possibile l’evoluzione verso il coma epatico con esito anche mortale.
In circa un caso su dieci inoltre il paziente può non essere in grado di eliminare il virus sviluppando un epatite cronica con danno epatico variabile: nessun danno nei portatori asintomatici, danno lieve nell’epatite cronica persistente, lesioni gravi nell’epatite cronica attiva fino alla cirrosi epatica, malattia molto seria in quanto può portare alla morte (l’epatite C cronicizza con maggior frequenza rispetto alla B).

Come si può evitare di far circolare il virus “B” e “C”?
Da quanto detto appare chiaro che per evitare la trasmissione del virus B e C è indispensabile sottoporre le persone che appartengono alle categorie a rischio ad esami di laboratorio in grado di determinare se il soggetto sia portatore del virus, con o senza malattia, immune, o non abbia mai avuto contatti con il virus.
Qualora si trovi un soggetto portatore del virus il partner e i familiari conviventi dovranno sottoporsi ad accertamenti infettivologici considerato che le persone che possono trasmettere l’epatite sono tutte quelle portatrici del virus e che le persone che possono contrarre l’epatite sono tutte quelle che non hanno mai avuto contatti con il virus.
Per loro, come per le categorie a rischio di infezione, è indicata la vaccinazione contro l’epatite B
Contro l’epatite C al momento non esiste vaccino.
Poichè non sempre è possibile identificare i portatori del virus B e C (e d’altra parte ci sono molte altre malattie che possono essere trasmesse o contratte con le stesse modalità e per le quali non esiste alcun vaccino) sarebbe comunque opportuno seguire alcune norme igieniche:
ognuno dovrebbe avere spazzolino da denti, forbicina per le unghie, limetta e oggetti da toilette personale (rasoio, pettine, spazzola, pinzette ed ogni altro oggetto che possa provocare lesioni cutanee anche minime) propri;
in caso di perdite di sangue si dovrebbe prestare attenzione a non toccare mai il sangue senza guanti, soprattutto se si hanno lesioni cutanee anche minime; se ciò avvenisse sarebbe importante lavarsi subito la parte con acqua e sapone e rivolgersi al medico che valuterà l’opportunità di eseguire idonea profilassi;
è ovvio che NON SI DEVE PER NESSUN MOTIVO USARE SIRINGHE O AGHI ALTRUI E CHE CAMBIARE L’AGO NON E’ SUFFICIENTE;
è consigliato usare il profilattico durante i rapporti sessuali
le donne gravide dovrebbero porre particolare attenzione a non contagiarsi in quanto i virus B e C possono essere trasmessi al neonato. In caso di madri portatrici del virus B la trasmissione al neonato può essere evitata somministrando un vaccino con modalità stabilite dallo specialista infettivologo o pediatra. Mediamente la percentuale di neonati da madri HCV positive che hanno contratto l’infezione è di circa il 5-6%. Tale percentuale aumenta notevolmente nel caso in cui la madre abbia confezione HCV-HIV (14-17%). Contrariamente a quanto osservato per la trasmissione dell’ HIV, nel caso dell’ HCV l’esecuzione del parto con taglio cesareo non si è dimostrata utile nel ridurre il rischio di infezione neonatale, così come non è stata dimostrata la trasmissione dell’infezione mediante l’allattamento, che pertanto non è controindicato.

Come deve comportarsi chi ha contratto l’infezione da virus B e C per evitare le complicanze più gravi ed avere più probabilità di guarire perfettamente?
I provvedimenti terapeutici nei confronti dell’epatite B e C acuta sono volti al miglioramento della sintomatologia, in caso di epatite cronica alla riduzione della replicazione del virus con riduzione dell’infettività e ritardo della progressione verso la cirrosi e l’epatocarcinoma (tumore maligno del fegato).
Attualmente si dispone di un farmaco, l’ alfa Interferon, che somministrato sottocute inibisce la replicazione del virus dell’epatite B, migliorando la prognosi dell’infezione.
In caso di epatite C cronica, numerosi studi clinici hanno dimostrato che l’efficacia dell’interferone aumenta quando viene somministrato in associazione alla ribavirina, un antivirale completamente inefficace in monoterapia.
Tuttavia le possibilità di guarigione possono essere aumentate dal comportamento del malato.
In fase di epatite acuta, quando è ancora possibile un aggravamento che possa condurre al coma epatico, è importante che il paziente venga ricoverato in reparto idoneo, dove sia possibile adottare tempestivamente tutti i provvedimenti terapeutici del caso.
Alla dimissione e in caso di epatiti croniche, la prima regola è quella di non sottoporre l’organismo a sforzi eccessivi di qualunque tipo.
Dovranno quindi essere evitati viaggi troppo impegnativi, attività fisiche faticose, l’eccesso di lavoro, la perdita di sonno, gli abusi dietetici.
A proposito della dieta, non esistono alimenti vietati in assoluto, ma è molto importante assumere cibi facilmente digeribili.
E’ sconsigliabile assumere alimenti in scatola che contengono conservanti mentre si possono tranquillamente consumare cibi surgelati.
Il fumo di per sè non produce danni al fegato; occorre però tenere presente che l’effetto cancerogeno del fumo è parzialmente determinato da alcune reazioni chimiche che avvengono nel fegato e non è ancora accertato come queste reazioni possano variare in corso di epatite.
Sarebbe perciò prudente evitare un forte consumo di sigarette.

L’astensione da bevande alcoliche dovrebbe invece essere assoluta
L’alcol infatti può danneggiare il fegato sano se assunto in grandi quantità, ma potrebbe danneggiare il fegato malato anche se assunto con moderazione.
E’ importante inoltre evitare di infettarsi con altri virus capaci di danneggiare il fegato perché la coinfezione è uno dei fattori che peggiorano la prognosi di un’epatite cronica potendo determinare una maggiore aggressività del virus verso il fegato ed una più rapida progressione verso la cirrosi.
Il più pericoloso di questi virus è il virus DELTA che si trasmette attraverso il sangue soltanto ai pazienti con infezione cronica da virus B.
Chi è stato infettato dal virus B, quindi, non deve assolutamente tralasciare le norme igienico-comportamentali sopra descritte col pretesto che il danno ormai è fatto, in quanto, continuando con le stesse abitudini, può aggravare notevolmente la propria situazione.
Chi è affetto da epatite deve inoltre fare particolare attenzione ai farmaci che assume in quanto sono particolarmente sconsigliabili alcuni antibiotici e la maggior parte degli antiinfiammatori.
I sedativi non sono in genere dannosi ma il loro effetto può essere alterato dal cattivo funzionamento del fegato. Le benzodiazepine possono precipitare il coma epatico in pazienti cirrotici e pertanto non dovrebbero essere prescritte a questi soggetti.
In fase di epatite acuta, o di cirrosi scompensata inoltre i sedativi possono mascherare i primi segni del coma epatico.
L’eroina di per sè non produce danni al fegato: tuttavia va sottolineato che nel nostro paese quella che viene chiamata eroina è sempre una miscela di sostanze imprecisate sui cui effetti non si possono fare previsioni. Epatotossicità è stata accertata per la cocaina.

Cosa occorre sapere delle altre epatiti da virus?
Le altre epatiti da virus (EBV-CMV ed altre meno frequenti) tendono generalmente a guarire e sono poco frequenti.
Le abbiamo citate per sottolineare la necessità di rivolgersi ad un medico esperto quando si sospetti una epatite in quanto la diagnosi è spesso più complessa di quanto si immagini.

Cosa devono ricordarsi di fare i portatori di virus dell’epatite?
Chi sa di essere portatore di virus B e C o ha recentemente avuto un altro tipo di epatite dovrebbe informare:
le persone con cui sono possibili rapporti sessuali
i propri conviventi
il proprio dentista
il proprio ginecologo
il proprio medico curante
Non dovrebbe sottoporsi ad esami endoscopici (gastroscopie, broncoscopie, rettoscopie), trattamenti estetici che implichino la evenienza di possibili lesioni cutanee, trattamenti per la cellulite che comportino infiltrazioni cutanee, senza AVVERTIRE PREVENTIVAMENTE L’OPERATORE.
In ogni caso gli operatori sanitari dovrebbero comportarsi sempre nello stesso modo per evitare il rischio di infezione. Non è pertanto giustificato né il rifiuto di trattare persone con epatite né l’uso di procedure “speciali” per i casi noti.

Chi dovrebbe sottoporsi alla vaccinazione?
Il vaccino è consigliabile a chi non è mai venuto a contatto con il virus dell’epatite B e per qualche motivo ha buone probabilità di contrarlo.
Le categorie a rischio per il nostro Ministero della Sanità sono: personale sanitario, tossicodipententi, emofilici, dializzati, figli di madri HBsAg positive, familiari conviventi di portatori. Con la legge 27/05/91 n.165 e relativo decreto del 30/10/91, è istituito l’obbligo della vaccinazione anti-epatitica per tutti i nuovi nati e per i ragazzi al dodicesimo anno di vita, utilizzando uno schema che prevede tre somministrazioni al terzo, al quinto mese di vita contemporaneamente alle altre vaccinazioni obbligatorie. Per i soggetti di età superiore ai dieci anni, la somministrazione a 12 anni a tempo zero dopo un mese e dopo sei mesi.
Il vaccino è fornito gratuitamente a chi frequenta i Servizi Tossicodipendenze.

Quanto tempo rimane l’immunizzazione dopo la vaccinazione?
Sicuramente alcuni anni (5-10) in base al grado di risposta alla vaccinazione .
Non è più necessario eseguire il dosaggio di anticorpi specifici, data l’attuale situazione epidemiologica.

Esiste anche una profilassi post-infezione?
In caso di presunta infezione con materiale contaminato in soggetti non immuni (punture con aghi infetti o in occasione di rapporti sessuali con soggetti infetti, neonati da madre HBsAg positiva ) bisogna attuare immediatamente una profilassi passiva che consiste nella somministrazione di immunoglobuline entro 24 ore dal contatto accidentale poichè l’efficacia della protezione si riduce progressivamente.
La profilassi con immunoglobuline non sostituisce la vaccinazione ed ha un effetto protettivo nei confronti dell’infezione che decade rapidamente.

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